Le sfumature della cessione del quinto: guida per pensionati e lavoratori

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La cessione del quinto è una delle forme di finanziamento più sottoscritte in assoluto. Il motivo è semplice: garantisce vantaggi non solo per il finanziato, ma anche per il finanziatore. Rappresenta dunque un optimum che, in situazioni caratterizzate da una palese divergenza di interessi, è generalmente difficile da raggiungere.

Ne parliamo in questa guida, fornendo informazioni sui meccanismi, sui requisiti per l’accesso e sui tempi di rimborso cessione del quinto. Soprattutto, porremo l’accento sui punti in comune e sulle differenze tra la cessione del quinto destinata ai pensionati e su quella destinata ai dipendenti.

Un’introduzione alla cessione del quinto

Il meccanismo della cessione del quinto è molto semplice. Il finanziato, anziché pagare di sua sponte la rata mese dopo mese, subisce una decurtazione in busta paga o nel cedolino pari alla rata stessa. Il rimborso è dunque automatico. Ciò garantisce alcuni vantaggi tanto per il finanziato quanto per il finanziatore.

Il finanziato si libera delle ansie del pagamento, abbatte il rischio di pericolose dimenticanze e, in ultima analisi, può smettere di preoccuparsi del finanziamento medesimo. Il finanziatore, di contro, ha la certezza del rimborso, proprio in quanto quest’ultimo è svincolato dalla discrezionalità del finanziato.

Il termine “cessione” fa riferimento al meccanismo di decurtazione automatica. Il termine “quinto” fa riferimento, invece, all’importo massimo della rata, che per l’appunto equivale a un quinto della pensione o dello stipendio. Non è poco: se immaginano uno stipendio o una pensione di 2000 euro, l’importo della rata può raggiungere i 500 euro.

Un altro vantaggio della cessione del quinto risiede negli interessi, che di norma sono più bassi rispetto ai prestiti classici e anche ai mutui. Il meccanismo automatico funge da garanzia, riducendo di fatto le pretese dei finanziatori. 

Cessione del quinto per pensionati vs cessione del quinto per dipendenti

La cessione del quinto è disponibile solo per chi vanta un reddito certo. Dunque, per i pensionati e i dipendenti a tempo indeterminato. Stiamo parlando di due categorie ben distinte, per le quali la cessione del quinto si declina in modo diverso. Certo, non mancano i punti in comune, come l’automatismo del rimborso e l’importo massimo della rata. Un altro punto in comune è il tempo di rimborso, che – salvo eccezioni – varia da due a dieci anni. 

Per quanto concerne le differenze, esse riguardano un caso specifico e i requisiti. Il caso specifico coinvolge l’eventualità in cui il reddito venga meno. Nel caso dei pensionati, ciò si verifica a seguito del loro decesso. Nel caso dei dipendenti, del licenziamento.

I pensionati devono sottoscrivere obbligatoriamente una polizza della vita per accedere alla cessione del quinto. Sicché, in caso di decesso antecedente alla data di fine rimborso, il finanziatore si rivale sulla polizza medesima.

I dipendenti non devono sottoscrivere alcuna polizza. Nel loro caso, qualora fossero licenziati, il finanziatore si rivela direttamente sul TFR (Trattamento di Fine Rapporto).

Per quanto concerne i limiti di età, le differenze sono sostanziali. Di norma, i dipendenti non devono superare i 75 anni (comunque un’età sui generis per un lavoratore). I pensionati, invece, non devono superare gli 84 anni. Va da sé che più un pensionato si avvicina a questa soglia, più sarà difficile per lui ottenere la cessione del quinto, come qualsiasi altro prestito, se non a un interesse elevato.

La cessione del quinto ha controindicazioni?

La cessione del quinto “piace” in quanto automatizza il processo di rimborso, sollevando da un onere il finanziato e fornendo solide garanzie al finanziatore. Allo stesso tempo, si caratterizza per gli interessi mediamente bassi, che nella maggior parte dei casi partono da un TAEG del 4%.

Ci si può chiedere, tuttavia, se sia tutto oro quello che luccica e se non esistono difetti strutturali, controindicazioni etc.

Qualcosa c’è, ma niente che possa scalfire il tenore positivo di questa interessante forma di prestito.

Un difetto sono le dinamica di accumulo, che si rivelano piuttosto stringenti. E’ possibile stipulare una sola cessione per volta. Di contro, è possibile stipularla anche se il finanziato è gravato da altri prestiti, purché la somma delle rate non superi il 50% del reddito.

Un ultimo difetto riguarda la rata massima, che per l’appunto è pari al 20% della pensione o dello stipendio. Per alcuni, ovvero per coloro che guadagnano poco, non è granché e può limitare l’entità della liquidità erogata.

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